Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo,
sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.
E' così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.
E' troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
Mi sarà tolto con la pelle.
Me ne vado per il mondo
Tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l'obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.
Nella colonna Dare
Ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.
L'inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.
Non riesco a ricordare
Dove, quando e perché Ho permesso che aprissero
Questo conto a mio nome.
La protesta contro di esso
noi la chiamiamo anima.
E questa è l'unica voce
Che manchi all'inventario.
Wislawa Szymborska
venerdì 25 marzo 2011
mercoledì 27 ottobre 2010
Su quello che vi pare. E piace. E non.
" Son pacifici, un po' melanconici,
pensano a Domani, cioè, semplicemente,
ad un altro oggi;
Le città non dispongono che d'una sola giornata
che ritorna sempre uguale ogni mattina.
La si impennacchia un po' la domenica.
Che imbecilli. Mi ripugna il pensare
che sto per rivedere le loro facce ottuse
e piene di sicurezza.
Legiferano, scrivono romanzi populisti,
si sposano, hanno l'estrema stupidità di fare figli.
E frattanto la grande natura incolta
s'è insinuata nella loro città,
s'è infiltrata dappertutto,
nelle loro case,
nei loro uffici,
in loro stessi.
Non si muove,
si mantiene ferma in essi,
essi vi stan dentro in pieno,
la respirano e non la vedono.
Credono che sia fuori,
a venti miglia dalla città.
Io la vedo, questa natura,
la vedo...
So che la sua sottomissione è pigrizia,
so che essa non ha leggi:
quella che scambiano per la sua costanza...
Non ha che abitudini,
e le può cambiare domani."
La Nausea.
Jean Paul Sartre.
1938.
pensano a Domani, cioè, semplicemente,
ad un altro oggi;
Le città non dispongono che d'una sola giornata
che ritorna sempre uguale ogni mattina.
La si impennacchia un po' la domenica.
Che imbecilli. Mi ripugna il pensare
che sto per rivedere le loro facce ottuse
e piene di sicurezza.
Legiferano, scrivono romanzi populisti,
si sposano, hanno l'estrema stupidità di fare figli.
E frattanto la grande natura incolta
s'è insinuata nella loro città,
s'è infiltrata dappertutto,
nelle loro case,
nei loro uffici,
in loro stessi.
Non si muove,
si mantiene ferma in essi,
essi vi stan dentro in pieno,
la respirano e non la vedono.
Credono che sia fuori,
a venti miglia dalla città.
Io la vedo, questa natura,
la vedo...
So che la sua sottomissione è pigrizia,
so che essa non ha leggi:
quella che scambiano per la sua costanza...
Non ha che abitudini,
e le può cambiare domani."
La Nausea.
Jean Paul Sartre.
1938.
Iscriviti a:
Post (Atom)